Fratture della tuberosità tibiale anteriore

Eziopatogenesi

Le fratture della tuberosità tibiale anteriore, costituiscono un evento lesivo che, seppur raramente, è osservabile nello sportivo adolescente in una fascia di età compresa tra i 13 ed i 17 anni. La popolazione maschile presenta una netta predominanza. Il meccanismo lesivo è in genere costituito da una violenta ed improvvisa contrazione del muscolo quadricipite, ma la lesione può comunque insorgere anche in conseguenza di un trauma diretto.

Clinica e diagnosi

La sintomatologia che insorge in questo tipo di lesione è ben diversa da quella riscontrabile nell’ambito della malattia di Osgood-Schlatter. Il dolore è spontaneo ed acuto, il soggetto non riesce ad estendere attivamente la gamba sulla coscia. Immediatamente dopo l’evento lesivo è possibile osservare l’insorgenza di una tumefazione nella porzione anteriore della tibia, associata ad emartro.

Trattamento

Nelle fratture di primo tipo, in assenza, o comunque con minimo spostamento, è indicato un apparecchio gessato femoro-podalico da mantenersi per un periodo compreso tra le 4 e le 6 settimane. Nelle forme che presentino spostamento secondario, è invece indicato il trattamento chirurgico di osteosintesi, che generalmente prevede l’utilizzo di una o due viti da spongiosa poste in direzione antero-posteriore, usando delle apposite rondelle per prevenire la penetrazione della vite al di sotto la corticale Dopo l’intervento viene applicato un apparecchio gessato in estensione pressoché completa da mantenersi per 4-6 settimane.

Riabilitazione e ritorno dell’attività sportiva

L’intervento riabilitativo viene intrapreso a guarigione avvenuta. In linea di massima si può preveder un ritorno alla corsa nel giro di circa 50-60 giorni, mentre per il ritorno all’attività agonistica, soprattutto nel caso in cui quest’ultima preveda gesti esplosivo-balistici, come balzi, cambi di direzione ecc, occorre prevedere un periodo riabilitativo compreso tra i 4 ed i 6 mesi.