Fratture dell’epifisi prossimale della tibia

Eziopatogenesi

Le fratture prossimali di tibia possono essere distinte in fratture articolari ed extra-articolari, ma indipendentemente da ciò, i più comuni esiti di tale tipo di trauma sono l’incongruenza articolare e l’instabilità del ginocchio. Questi due fattori possono portare, come conseguenza, all’instaurarsi di un’artropatia degenerativa post-traumatica, foriera di importanti deficit funzionali. A questo tipo di trauma, possono inoltre associarsi lesioni a carico dei tessuti molli articolari, lesioni meniscali e legamentose, nonché, nel caso di traumi ad alta energia, lesioni arteriose e nervose. Il trauma è generalmente provocato da una caduta dall’alto, che associ la compressione ad un movimento rotazionale.

Clinica e diagnosi

La sintomatologia riferita dal paziente risulta molto simile, se non sovrapponibile, a quella registrabile in una lesione di tipo capsulo legamentosa del ginocchio, tranne per il fatto che il dolore, normalmente, risulterà come percepito più distalmente. Sono sempre riscontrabili emartro e limitazione funzionale. In associazione è possibile riscontrare lesioni meniscali, lesione del nervo tibiale posteriore e dei vasi posteriori.

Trattamento

L’orientamento terapeutico è di tipo chirurgico e consiste generalmente nella riduzione e sintesi con fissazione interna. Se si è verificato un affossamento articolare diviene necessaria la ricostruzione del piano articolare stesso mediante trapianto di tessuto osseo.

Riabilitazione e ritorno dell’attività sportiva

I tempi di recupero sono necessariamente lunghi, soprattutto in funzione di possibili lesioni condrali associate. Normalmente il ritorno all’attività sportiva avviene nel giro di 4-7 mesi.